Laboratorio di stile su Cappuccetto Rosso

Cappuccetto Rosso la favola che è una e anche centomila

Il tema era scottante, anzi, mordace, ma gli allievi del laboratorio teatrale della scuole medie di Bosco Chiesanuova, di Cerro e di Roverè, lo hanno affrontato con stile, con ironia e con simpatia, meritandosi applausi a scena aperta e i complimenti di insegnanti e genitori che hanno affollato, per le due repliche, il teatro Vittoria. In scena c’erano loro, i ragazzi, il lupo e Cappuccetto rosso, ma anche la mamma, la nonna, il cacciatore, il cestino di frittelle e tanta voglia di divertirsi.

Bravissimi gli studenti a recitare e ad inventare sul copione steso da David Conati che, con il suo libro «Esercizi di stile su Cappuccetto Rosso», ha fornito lo spunto per montare e smontare in diversi modi la prima delle storie che da generazioni si ascolta pressoché ancora in fasce. «Un gioco», lo ha definito l’autore, che è stato assistito nel laboratorio dalle insegnanti Valeria Cona e Simonetta Magagna.

 

È arcinota la storia della bambina disobbediente che non ascolta i consigli di mamma e il lupo seduttore ne approfitta per mangiare la nonna malconcia e la tenera nipotina, fortunosamente salvate dall’abile cacciatore che uccide la belva e libera le due innocenti imprigionate nella pancia della belva.

Sembra una storia scontata, Cappuccetto rosso, invece non lo è, come ben dimostrano i giovanissimi attori, facendo vedere e ascoltare, attraverso una filastrocca, un telegiornale, uno spot pubblicitario, una radiocronaca sportiva, un resoconto di viaggio e un rap finale dove coinvolgono anche il pubblico, come la stessa storia assuma contorni diversi, anche finali diversi, e anche come le parti dei buoni e dei cattivi possano invertirsi, magari solo cambiandosi d’abito, oppure restando davvero quello che si è e non quello che gli altri vorrebbero che fossimo.

Tre quarti d’ora tutti tirati, non danno tempo di pensare ad altro che davvero la vita si scrive vivendola e i 49 stili diversi di Cappuccetto Rosso, che Conati presenta nel libro, ridotti in teatro a una dozzina, sono altrettanti modi di vivere la stessa realtà: «Lo scopo del laboratorio era di far capire come chi sa usare il linguaggio sia capace di manipolarlo per farti credere cose diverse. Quindi non accontentatevi, né di quello che leggete né di quello che sentite, cercate oltre la prima versione, cercate di essere curiosi», è l’invito di Conati ai ragazzi, «sperimentate soluzioni, fatevi domande e trovate risposte che altri non vi danno».

Una soluzione universale, ma che è tanto più significativa se proposta e fatta propria da giovanissimi che vivono proprio nei paesi del lupo, dove la bestia non è solo metafora ma in carne, ossa e pelo: «Ebbene, a volte serve anche mettere in pausa le nostre paure e imparare a riderci sopra», commenta Conati.

«Trenta ragazzi e ragazze della scuola media dei tre plessi, hanno lavorato intensamente da novembre ad aprile, per due ore ogni settimana, ma soprattutto si sono divertiti e lo spettacolo finale lo ha confermato», osservano le insegnanti, «e tutto è stato ottenuto con pochissimo, perché non ci sono costumi, non ci sono scenografie, si chiedeva solo di farsi coinvolgere e divertirsi e ci siamo arrivati», aggiungono, ringraziando la Cassa rurale Bassa Vallagarina che, con Frac e Pizzeria da Fabio, hanno sostenuto il progetto, il Comune di Bosco che ha messo a disposizione il teatro e i genitori che non hanno mancato un appuntamento per trasportare i figli da un paese all’altro per permettere le prove insieme.;

Il dirigente scolastico Alessio Perpolli dà il giusto merito alle insegnanti: «Come sempre, le cose accadono perché ci sono persone che ci credono; è importante che paesi divisi da una geografia ostile, trovino unità in un progetto culturale comune proposto e sostenuto dalla scuola».

Vittorio Zambaldo

 

PAURA, EH? QUESTO LO TOGLIEREMO. FORSE ;-)

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